Mi auguro fortemente che prima o poi sarò terribilmente
rotonda, appesantita e affaticata con un esserino al mio interno.
E mi auguro fortemente che sia donna.
Ma ci pensate che roba assurda penare per nove lunghi mesi,
vedersi triplicare il viso, il collo, le caviglie (mica pizza e fichi!), per
non parlare di cosce, tette (bè…una volta nella vita proverò l’ebrezza…) e
ovviamente pancia…per poi dare la vita ad un uomo?
Cioè fornire al mondo un +1 che si aggiunge al parco
stronzi, dai, al parco potenzialmente stronzi!
Darei la vita ad una persona che, tanto per cominciare, vivrà
in un mondo a sua misura, come inserire un criceto in una gabbia bellissima per
criceti… è a casa sua! Una donna è più una polly pocket che però, invece del
magico scrigno (piccolino, pieno di dettagli, porticine che se non fai
attenzione ti restano in mano, seggioline, lettini, divanetti, bagni, piscine,
finestrelle), viene inserita anch’ella nella gabbia dei criceti. Ovviamente non si sente a casa sua,
deve combattere l’inverosimile per sentirsi a suo agio tra la ruota che gira,
le sbarre e il mangime. Vive con criceti che invece trovano in quello spazio
tutto ciò di cui hanno bisogno. E’ per questo che da piccole ci fanno divertire
con le case delle barbie (modello quasi 1 a 1), per arrivare a polly pocket
(giochino al quale devo la miopia!) … Una donna è davvero come i suoi giochi…
complessa, delicata, ingarbugliata più dell’immaginabile, piena di dettagli
(penso solo alla marea di scarpette che avevano le mie barbie… tristemente
sempre rosa, col tacco 15 e il piede sempre irrevocabilmente in tensione –un presagio
che avrebbe dovuto farmi capire tante cose!). La cucinetta… quante tazze
tazzine piattini bicchierini, per non parlare di zucchine, pomodori e banane
finte (anche quest’ultimo un messaggio dal cosmo…).
E i maschi con che giocano?
La palla.
La macchinina.
E per i
figli di ingegneri o per chi vorrebbe che il figlio divenisse tale (poverino,
salvati, la palla è meglio: soldi, donne, cervello piccolo, divertimento
assicurato) esistono I LEGO.
Punto.
Continuo a sostenere che per un forte atto di egoismo vorrei
che fosse una donna, vorrei poterle trasmettere quella che sono, insegnarle che
non c’è trucco e non c’è inganno, la vita è esattamente quella che vedi al
primo colpo. È tutto così terribilmente assurdo da non sembrarti vero, donna,
ma è così! E dovrai fartene una ragione.
Ti sentirai dire che per parità, per virtuosismo, il tuo
governo, la tua azienda, ti riservano delle quote rosa. Come a dire che date dieci sedioline di legno su 4 di queste ci saranno dei fiocchetti di raso rosa
ad indicare che lì, sì proprio lì, avranno l’onore di sedersi quattro donne. A
nessuno è mai passato per la testa di mettere all’asta tutte e dieci le sedie e
vedere tra tutti i partecipanti quali sono i dieci esseri che più se lo
meritano? Possono essere il sesso, l’orientamento sessuale, il colore della pelle,
degli occhi, la grandezza delle tette o dello spazio tra le gambe driver per
attribuire qualcosa che invece si ottiene per merito?
Potrò ancora ambire a meritarmi qualcosa? Riuscirò a sedermi
sulla sediolina col fiocco blu? Perché è lì, proprio lì, che voglio andare. Uomo avvisato…