venerdì 5 aprile 2013

hic et nunc


In fondo tutti ad un certo punto si sposano.

Il sogno di una vita, l’incidente di percorso, il volersi sentire un po’ più uguali a tutti gli altri, il voler far parte a tutti i costi della timeline di cui tutti parlano: la coppia, i difetti dell’uno e dell’altro, il Ma in fondo ci amiamo da morire, il forse ci sposiamo (per Lui), il speriamo che me lo chieda/ma quando arriva l’anello? (per Lei – ho tralasciato tutte le poco edificanti elucubrazioni con le amiche su segnali deboli lasciati in giro per casa o sulle strattonate casualissime davanti le vetrine di Tiffany, grammi, carati, oro giallo, bianco, rosa, io ce l’ho più grande, il tuo di che forma e’ …. Ma poi qui si sfocia altrove!).
Finalmente Lui prende il coraggio con due mani e decide che sì, la prenderà in sposa, le chiederà la mano, vuole mettere nero su bianco che l’ama e vorrà farlo per sempre! Ah, se solo sapesse!
 Non l’avesse mai fatto…. Ecco che subentra il periodo peggiore, per chi lo vive e per i malcapitati accanto: la preparazione delle nozze. Come minimo 365 giorni da dedicare alla pianificazione di ogni singolo istante di quello che già a priori sanno sarà (pensa che cazzo di assurda aspettativa!) il giorno più bello della loro vita.
I primi mesi (con degli strascichi anche durante tutto il periodo pre-giornopiu’bellodellanostravita) si passano tra amici, parenti, perfetti sconosciuti alla fermata del tram, dal fruttivendolo, in aeroporto (inizialmente incuriositi e con l’espressione classica del Beati voi/ Che dio vi benedica, ma già a metà monologo sfatti che implorano pietà) a raccontare tutto, ma proprio tutto (anche quello che non si vorrebbe mai sapere) del “Come me lo ha chiesto!!!”. Generalmente e’ Lei che guida il racconto: un flagello di particolari condiscono lo sproloquio della Cenerentola in questione, romanticamente sedotta  (e non ancora abbandonata!), a cui brillano gli occhi ad ogni parola. Lui segue ogni gesto di Lei, della sua piccioncina, a volte completa addirittura le sue frasi, ormai il copione e’ ben noto ad entrambi! I piu’ spavaldi abbassano lo sguardo e non nascondo un certo sorrisetto, come a dire eh, si, tutta questa figata e’ merito mio!   (Che te possino…. mugugna il poverino conosciuto al bar).
Dopo mesi di isteria collettiva, di prove trucco, scelta di abito, capigliatura, primo secondo contorno, chiesa o comune, parroco o assessore, arriva finalmente quel giorno.


Be’, tutto questo mi sembra semplicemente assurdo, antitesi perfetta dell’ebbrezza dell’amore, quello vero.

Ma quanto sarebbe bello sposarsi alla fine di una serata stupenda, quando si e’ brilli al punto giusto, una di quelle serate che ricordi anche a distanza di anni, quando tutto supera ogni migliore aspettativa e non c’e’ un attimo che non ricorderai con emozione?
Quanto sarebbe vero sposarsi con un vestito su cui hai rimuginato si e no 5 minuti davanti all’armadio, non convinta dell’abbinamento con la borsa ma si ormai e’ tardi esco, tanto chi se ne frega?
Quanto sarebbe autentico sposarsi esattamente un momento dopo averlo deciso, quando il sangue e’ ancora caldo e il cuore batte talmente forte, in preda ad un’emozione mai provata?
Perché aspettare, raccontare, pianificare, provare, perlustrare, e poi di nuovo riprovare, fino allo sfinimento? Perché rendere un atto d’amore la delivery di un Gantt del sentimento?
Che gioco e’ tutto questo?

Qualsiasi meccanismo ci spinga a suggellare il nostro amore con un estenuante tour de force di ristoranti chiese e boutique, spero vivamente di non finirci mai dentro.
Di non venir trito-risucchiata dai lustrini del fare la lista nozze, scegliere la location, trovare il menù più adatto e creare il look migliore, ma di restare sempre e solo pro-amore, quello che si fa in due e che non ha bisogno di invitati, testimoni ed esperti di settore. 
E per il resto poi.... Viva gli sposi!

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