Sono su questa
strada larga, nella pianura piu’ pianura e passo sotto un grande cartello verde
MILANO.
Alla fine e’ una città
che nulla nega. Non mi ha partorita, di me sa solo quello che ho voluto farle
sapere. Possiede buona parte dei miei ricordi da 8 anni a questa parte, ma di
quello che ero prima non ha quasi nulla, se non qualche mio racconto lasciato
andare camminando per le strade, al pozzo con Maria o chissà dove altro.
Salivo in aereo e
pensavo che ho la fortuna / sfortuna di vivere due vite. Una mi vede svegliarmi
quasi tutti i giorni e quasi sempre sbrodolata di sonno senza voglia alcuna di
andare a lavoro, l’altra vive su una nuvola, una parentesi allegra legata ad un
passato che e’ cresciuto e che in un modo o nell’altro e’ ancora lì che mi
aspetta, ho sempre un posticino riservato con il mio nome sopra.
E forse tra le
due, a dispetto di tutti i forti pregiudizi che avevo infilato in valigia tempo
fa, la più aperta e’ proprio la città del cemento. Che mi chiama terrona solo
per farmi sorridere, che ripone su di me le stesse aspettative che ha su tutti
gli altri e che, col tempo e con le persone giuste, mi ha fatta innamorare di sé.
E allora quando mi
ritrovo a casa mia a disprezzare qualche "ospite" (...oh foggiani abbiate pietà di me, ma al cuor
non si comanda!) che "infesta" le mie strade penso
che Tie’, ben mi sta! Tanto di cappello a chi possiede quest’accento con la
puzza sotto al naso e che invece ha tanto da insegnarmi.
Perché in fondo
si e’ sempre a sud di qualcun altro.
Touché
Grande ragazza!
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